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DL AIUTI QUATER APPROVATO: CARO BOLLETTE, TAGLIO DEL SUPERBONUS E FRINGE BENEFIT
DL AIUTI QUATER APPROVATO: CARO BOLLETTE, TAGLIO DEL SUPERBONUS E FRINGE BENEFIT
Il nuovo decreto da 13 articoli conta complessivamente oltre 9 miliardi di euro.
Approvato il 10 novembre in Consiglio dei Ministri il Decreto Aiuti quater che prevede misure per contrastare il caro bollette, il taglio del Superbonus al 90% dal 2023, la mini proroga a marzo per le villette con una serie di paletti stringenti, l’innalzamento del tetto ai contanti fino a 5mila euro, un bonus per i registratori di cassa telematici e la soglia esentasse per i fringe benefit aziendali fino a 3mila euro. Il governo interviene contro il caro-energia con una cifra complessiva di poco superiore ai 9 miliardi di euro. Il dl proroga innanzitutto, fino alla fine dell'anno, i crediti di imposta per le imprese (con aliquote potenziate al 40% per le imprese energivore e gasivore e al 30% per piccole che usano energia con potenza a partire dai 4,5 kW) e il taglio delle accise della benzina (sarebbe scaduto il 18 novembre, viene spostato al 31 dicembre): due misure che complessivamente assorbono circa 4,4 miliardi. La proroga vale anche per le attività come bar, ristoranti ed esercizi commerciali.
Le imprese potranno chiedere la rateizzazione delle bollette di luce e gas. La misura è destinata alle "imprese residenti in Italia" e concede la possibilità di rateizzare gli importi "eccedenti l'importo medio contabilizzato" nell'intero 2021 per i consumi effettuati dal "1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023" e fatturati entro il "31 dicembre 2023". Nel decreto viene inclusa anche la norma, annunciata con l'approvazione della revisione della Nadef, che consentirà di liberare alcuni permessi per l’estrazione del gas nazionale e di approvare nuove concessioni in deroga al Pitesai, ovvero, la mappa delle aree idonee alle operazioni. Si tratta, in buona sostanza, di interventi che vengono attuati in deroga al divieto alle trivellazioni previsto dalle norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale. Presente nel decreto anche la misura che fa salire a 5mila euro la soglia entro cui è possibile pagare in contanti. Sarà quindi modificata l'attuale normativa secondo cui il tetto dal primo gennaio sarebbe stato ridotto da 2.000 a mille euro.
Bonus per i registratori telematici
L’esecutivo, per incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici stanzia 80 milioni di euro per il 2023, destinati a contributi per i commercianti obbligati alla trasmissione telematica dei corrispettivi all’Agenzia delle entrate. Il bonus, da utilizzare in compensazione come credito d’imposta, è pari al 100% della spesa sostenuta, fino a 50 euro per ogni registratore telematico acquistato.
Premi aziendali esentasse
L’articolo 3 del decreto prevede, inoltre, l’aumento da 600 a 3mila euro della soglia della no tax area dei premi che le imprese potranno concedere ai dipendenti come “fringe benefit” per pagare le bollette. Il dl Aiuti quater ricalca, alzandone il tetto, la norma del dl Aiuti bis. Il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati al lavoratore dipendente, nonché le somme erogate o rimborsate allo stesso dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas, non concorreranno dunque a formare il reddito imponibile nel nuovo limite di 3.000 euro.
Superbonus
Arriva infine la revisione del Superbonus: la norma non risolve il problema dei crediti incagliati ma abbassa nel 2023 la percentuale dello sconto dal 110% al 90%. Il taglio vale sia per i condomini che per le villette, che sarebbero altrimenti rimaste del tutto escluse dal bonus, ma purché siano abitazione principale e purché il proprietario abbia un reddito inferiore ai 15.000 euro (soglia variabile in base al quoziente familiare). Per chi però ha già iniziato i lavori portandone a termine il 30% entro settembre di quest'anno, il bonus resta super al 110% fino al 31 marzo 2023.
GREEN ECONOMY: IN AUMENTO IMPRESE E OPPORTUNITÀ DI LAVORO
GREEN ECONOMY: IN AUMENTO IMPRESE E OPPORTUNITÀ DI LAVORO
Presentata la tredicesima edizione del Rapporto GreenItaly 2022, realizzato da Fondazione Symbola ed Unioncamere.
Sono 531mila le imprese italiane della Green Economy nate negli ultimi 5 anni, dal 2017 al 2021. Una cifra che mostra un interesse crescente verso la sostenibilità, oggi rafforzato dalle risorse stanziate dal Recovery Plan. L’economia verde le cui caratteristiche peculiari sono un forte orientamento all’innovazione, al miglioramento effettivo delle prestazioni in un’ottica integrata di ciclo di vita, ad un coinvolgimento sistemico dei diversi attori, è una leva attraverso cui cogliere nuove opportunità di business, riorganizzandosi intorno a quei valori di qualità e di tutela del territorio.
Secondo il recente Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, si coglie un’accelerazione verso un’economia che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità energetiche e sui territori, tanto che nel 2021 è aumentata la quota di imprese eco-investitrici, rilanciando il processo di transizione verde del Paese. Il numero delle aziende che hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green rappresenta un dato significativo. Le imprese eco-investitrici sono più dinamiche sui mercati esteri, aumentano di più il fatturato e soprattutto resistono maggiormente alla crisi. Nel quinquennio 2017-2021, più di 1 impresa su 3 ha effettuato eco-investimenti, 2 imprese su 5 nell’industria manifatturiera; tra queste quelle che hanno visto un aumento dell’export nel 2017 sono il 34% fra chi ha investito nel green contro il 27% tra chi non ha investito. Queste imprese innovano più delle altre, quasi il doppio: il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 43% delle non investitrici. Innovazione che guarda anche a Impresa 4.0: mentre tra le imprese investitrici nel green il 26% adotta tecnologie 4.0, tra quelle non investitrici tale quota si ferma all’11%. Sospinto da export e innovazione, anche il fatturato cresce: basti pensare che un aumento del fatturato nel 2017 ha coinvolto il 32% delle imprese che investono green (sempre con riferimento al manifatturiero tra 5 e 499 addetti) contro il 24% nel caso di quelle non investitrici.
È importante anche sottolineare come la forte crescita degli investimenti delle imprese nelle aree in ritardo (Centro e Mezzogiorno) ha di fatto ridotto gli squilibri territoriali rilevati nelle precedenti indagini. Ciò che emerge dal report è come la green economy e la sostenibilità rafforzino nelle imprese la competitività e la capacità di rispondere alle crisi.
Occupazione
Alla green economy si devono già 2 milioni 998 mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze “verdi”. Il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Nel 2021 si stima che le attivazioni di contratti green siano state superiori a 1.600 mila unità pari al 34,5% della totalità dei contratti attivati (+443 mila unità). Le figure ricercate dalle aziende sono professionisti qualificati ed esperti, chiamati a operare specialmente nelle aree aziendali ad alto valore aggiunto. Dal punto di vista territoriale, a fine anno gli occupati nel comparto erano pari a 3.095,8 mila unità, di cui 1.017,8 mila unità al Nord-Ovest, 741,2 mila nel Nord-Est, 687,9 mila unità nel Mezzogiorno e le restanti 648,8 mila al Centro.
ATTIVITÀ CULTURALI E CREATIVE: 115 MILIONI PER LA TRANSIZIONE DIGITALE
ATTIVITÀ CULTURALI E CREATIVE: 115 MILIONI PER LA TRANSIZIONE DIGITALE
Dal 3 novembre il nuovo incentivo finanziato dal PNRR e gestito da Invitalia.
Parte il 3 novembre 2022 il nuovo incentivo “Transizione digitale organismi culturali e creativi” (TOCC), che mette a disposizione contributi a fondo perduto per le micro e piccole imprese, enti del terzo settore e organizzazioni profit e no profit, operanti nei settori culturali e creativi per favorire l’innovazione e la transizione digitale. 115 milioni di euro messi a disposizione tramite avviso pubblico dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Progetto NGEU – Next Generation EU attraverso i fondi destinati al PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Nell’ambito del PNRR, l’avviso pubblico rientra nella Missione 1 “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, Componente 3 “Turismo e Cultura 4.0 (M1C3)”, Misura 3 “Industria culturale e creativa 4.0”, Investimento 3.3 “Capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde”.
Alcuni degli interventi finanziabili:
- creazione di nuovi prodotti culturali e creativi per la diffusione live e online
- diffusione dei prodotti culturali verso un nuovo pubblico (diminuzione del divario territoriale, raggiungimento categorie deboli) e verso l’estero
- attività per la fruizione del proprio patrimonio attraverso piattaforme digitali e nuovi format narrativi
- digitalizzazione del proprio patrimonio con obiettivo di conservazione, maggiore diffusione, condivisione
- incremento del crowdsourcing e sviluppo di piattaforme open source per la realizzazione e condivisione di progetti
Obiettivo
L’avviso pubblico ha come obiettivo quello di fornire supporto ai settori culturali e creativi per l’innovazione e la transizione digitale lungo l’intera catena del valore, produzione, coproduzione, gestione, distribuzione e incontro con il pubblico, attraverso contributi finanziari.
Nello specifico mira a:
- favorire l’avanzamento del livello di maturità tecnologica delle organizzazioni culturali e creative italiane e renderle competitive a livello internazionale in termini di offerta culturale digitale;
- favorire la creazione di reti tra diverse organizzazioni creative, improntate alla sperimentazione digitale consapevole;
- creare e implementare, in termini di fruizione digitale e tecnologica, strumenti innovativi, efficaci, esportabili e competitivi sia del patrimonio culturale sia di espressioni e di prodotti della creatività contemporanea;
- incentivare il rinnovamento digitale dei presidi culturali e utilizzare le nuove tecnologie per rendere accessibili i contenuti culturali e le complessità legate al territorio, anche in termini di percezione del patrimonio e di miglioramento della qualità della vita attraverso la creatività contemporanea;
- favorire l’integrazione all’interno delle dinamiche collettive e l’inclusione della cittadinanza attiva nell’ambito dell’accesso alla cultura, in particolare nelle aree marginali;
- incentivare la stabile collocazione di figure professionali in ambito culturale formate in termini di competenze tecnologiche e informatiche, da impiegare in modo continuativo all’interno dei presidi culturali.
Individua come ambiti di attività le seguenti aree di interesse:
- musica;
- audiovisivo e radio (inclusi film/cinema, televisione, videogiochi, software e multimedia);
- moda;
- architettura e design;
- arti visive (inclusa fotografia);
- spettacolo dal vivo e festival;
- patrimonio culturale materiale e immateriale (inclusi archivi, biblioteche e musei);
- artigianato artistico;
- editoria, libri e letteratura;
- area interdisciplinare, di interesse per quei soggetti che operano in più di un ambito di intervento tra quelli elencati.
La proposta potrà essere presentata a partire dalle ore 12:00 del 3 novembre 2022 ed entro e non oltre le ore 18:00 del 1° febbraio 2023. Al fine di assicurare l’efficace e tempestiva attuazione degli interventi del PNRR, la Direzione Generale Creatività Contemporanea si avvale del supporto tecnico-operativo dell’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.a. – Invitalia S.p.a.
LEGGE DI BILANCIO 2023: ANTICIPAZIONI SULLE PRIME MISURE
LEGGE DI BILANCIO 2023: ANTICIPAZIONI SULLE PRIME MISURE
Prioritari il caro energia e il PNRR. Flat tax e modifiche per reddito di cittadinanza tra le misure della manovra economica 2023.
Giorgia Meloni ha formato il nuovo Governo: dopo la convocazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il conferimento del mandato, venerdì 21 ottobre la nuova premier è salita al Colle ed ha accettato l’incarico con formula piena. La prima premier donna della storia della Repubblica italiana ha poi letto la lista dei nuovi ministri: Giancarlo Giorgetti all’Economia, Adolfo Urso al MiSE, Francesco Lollobrigida all’Agricoltura, Marina Calderone al Lavoro, Infrastrutture a Matteo Salvini. Cambiano anche alcune denominazioni: il Ministero dello “Sviluppo economico” diventa “Imprese e Made in Italy”, la Transizione ecologica diventa “Ambiente e sicurezza energetica”, le Politiche agricole “Agricoltura e sovranità alimentare”, all’Istruzione viene aggiunta “del merito”. In data 28 settembre 2022, il Consiglio dei Ministri ha approvato la NADEF (Nota di Aggiornamento al DEF), il documento contenente i dati attuali e le previsioni inerenti allo scenario economico finanziario in vista della nuova Legge di Bilancio 2023. In questa settimana, il nuovo Governo si presenterà in Parlamento. La tabella di marcia è fitta: la scadenza ultima per l’approvazione della Legge di Bilancio 2023 è fissata al 31 dicembre e sono diverse le tappe ancora da percorrere.
Nel caso in cui non si arrivasse ad approvare la legge di bilancio definitiva entro il 31 dicembre, scatterebbe il famigerato regime di esercizio provvisorio, durante il quale si è obbligati a limitarsi a gestire le operazioni di ordinaria amministrazione a livello di spesa fiscale.
La priorità numero uno del nuovo Governo Meloni è quella di finanziare il prolungamento delle misure contro il caro energia per famiglie e imprese, anche se non è detto che si parta subito con un provvedimento del Cdm, visto che la proroga degli aiuti a famiglie e imprese fino alla fine dell’anno potrebbe anche arrivare con un maxi-emendamento al decreto Aiuti Ter.
In base alle prime indiscrezioni sulla Manovra economica 2023, allo studio del Governo Meloni ci sono:
- flat tax per gli incrementi di reddito forse anche per autonomi fino a 100mila euro,
- proroga Quota 102, APE Sociale e Opzione Donna,
- nuova quota flessibile (età più contributi) per la pensione anticipata di 470mila lavoratori tra 61 e 66 anni (una mediazione tra l’Opzione Uomo troppo penalizzante e Quota 41 per tutti),
- Reddito di Cittadinanza dimezzato (con esclusione di chi rifiuta un impiego e mantenimento del sussidio solo per chi non può lavorare).
Sul fronte internazionale, infine, per quanto riguarda il dibattito politico legato al caro energia, la palla passa alla nuova premier, supportata dal nuovo Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. È bene ricordare, inoltre, che il nuovo Governo dovrà seriamente lavorare per ottenere la terza rata del PNRR da 21,8 miliardi e realizzare gli obiettivi previsti anche in questo caso entro dicembre.
EXPORT AGROALIMENTARE: +18% NEI PRIMI 7 MESI DEL 2022.
EXPORT AGROALIMENTARE: +18% NEI PRIMI 7 MESI DEL 2022.
Report Ismea “La Bilancia dell'agroalimentare italiano”: i prodotti del food & wine made in Italy raggiungono un fatturato di 34,5 miliardi di euro.
In questo momento di difficoltà una nota di ottimismo arriva dai numeri dell’export, che continua a crescere. Secondo l’ultimo rapporto Ismea “La bilancia dell’agroalimentare italiano”, l’andamento delle spedizioni nazionali è risultato positivo anche nei primi sette mesi dell’anno in corso, dopo aver raggiunto nel 2021 lo storico traguardo di 52 miliardi di euro. Naturalmente i dati in valore risentono della forte spinta inflattiva, ma crescono anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative quali: pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro.
Sul piano geografico le esportazioni agroalimentari italiane sono cresciute a due cifre sia in ambito Ue (+21% nel primo semestre del 2022) che presso i Paesi terzi (+16%). Risultato quest’ultimo favorito anche da un euro debole sul dollaro. Secondo le elaborazioni di Ismea nei principali mercati di sbocco la progressione è, nell'ordine, del 11% in Germania, del 21% negli Usa, del 18% in Francia. Unico settore in controtendenza e quindi in negativo il comparto della frutta fresca il cui export in valore è calato dello 0,5% a causa delle flessioni registrate da mele, kiwi e nocciole sgusciate.
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MORTI SUL LAVORO: IN 8 MESI SONO 677 LE VITTIME, QUASI 3 AL GIORNO
MORTI SUL LAVORO: IN 8 MESI SONO 677 LE VITTIME, QUASI 3 AL GIORNO
I dati Anmil in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro
“Lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. Ecco perché la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro è occasione preziosa per richiamare l'attenzione su un fenomeno inaccettabile in un Paese moderno che ha posto il lavoro a fondamento della vita democratica”. Queste le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di ieri, in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro.
Secondo i dati dell’Inail diffusi dall’Anmil, gli incidenti mortali sul lavoro in Italia, nei primi 8 mesi dell’anno, sono stati 677, con una media di quasi tre vittime al giorno. Rispetto al medesimo periodo del 2021, quando le vittime furono 772, si registra un sensibile calo del 12,3%. In totale, gli infortuni denunciati nel periodo gennaio-agosto sono 484.561 (cioè 2.019 al giorno), con un aumento del 38,7% rispetto ai 349.449 dei primi otto mesi del 2021. Le malattie professionali sono state 39.367 (+7,9%).
Si è pronunciato ieri anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando: "Quotidianamente siamo costretti ad aggiornare il triste contatore delle vittime sul lavoro, e anche se il dato statistico risulta in calo, non possiamo rassegnarci ad una logica quasi di assuefazione alle continue notizie di incidenti. Nella mia esperienza posso dirvi che ogni vittima lascia il segno. Tutte le vittime lasciano una ferita indelebile perché sono vite strappate ai loro affetti, alle loro famiglie, alla nostra società".
La prevenzione è la forma più importante per ridurre gli infortuni sul lavoro.
Promotergroup S.p.A. ha da sempre l’obiettivo di diffondere la cultura della sicurezza in tutti i luoghi di lavoro. Agli imprenditori ricordiamo l’importanza della prevenzione, della formazione e dell’adeguamento alle vigenti norme in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro.
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INTESA UNIONCAMERE-PARI OPPORTUNITÀ PER LA CERTIFICAZIONE DELLE IMPRESE CONTRO IL GENDER GAP
INTESA UNIONCAMERE-PARI OPPORTUNITÀ PER LA CERTIFICAZIONE DELLE IMPRESE CONTRO IL GENDER GAP
Entro il 2026, almeno mille imprese italiane dovranno ottenere la certificazione della parità di genere.
Al via l’accordo di collaborazione tra Unioncamere e il Dipartimento delle Pari Opportunità per la certificazione delle imprese contro il Gender Gap. L’intesa assegna a Unioncamere un ruolo chiave nell’attuazione della certificazione prevista dalla Strategia nazionale per le pari opportunità 2021-2026 e dalle iniziative del Pnrr ad essa collegate. L’Italia è solo al quattordicesimo posto tra i 27 Paesi Ue nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’European Institute for Gender Equality. Il Sistema Nazionale di Certificazione della parità di genere - per il quale il Pnrr ha stanziato 10 milioni di euro - è stato istituito per incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità come le opportunità di carriera, la parità salariale e di mansione, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità.
La certificazione della parità di genere rappresenta dunque una normativa indispensabile per superare il gender gap perché in grado di innescare meccanismi di cambiamento interno alle aziende. Entro il 2026, almeno mille imprese italiane dovranno avere la certificazione. Secondo l’accordo, le imprese potranno ottenere la certificazione superando i test che documentano l’eliminazione di ogni barriera legata alla differenza di genere sui luoghi di lavoro, contando sul supporto di Unioncamere e del sistema camerale.
Per quanto riguarda le linee guida del sistema di certificazione della parità di genere (Uni/PdR 125:2022), i pilastri fondamentali prevedono:
- rispetto dei principi costituzionali di parità e uguaglianza;
- adozione di politiche e misure per favorire l’occupazione femminile – specie quella delle giovani donne e quella qualificata – e l’imprenditoria femminile, anche con incentivi per l’accesso al credito e al mercato ed agevolazioni fiscali;
- adozione di misure che favoriscano l’effettiva parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro (tra cui, pari opportunità nell’accesso, nel reddito, nelle opportunità di carriera e di formazione, piena attuazione del congedo di paternità in linea con le migliori pratiche europee);
- promozione di politiche di welfare a sostegno del “lavoro silenzioso” di chi si dedica alla cura della famiglia.
I DATI
Stando a una recente rilevazione, già il 23% degli imprenditori intervistati per il V Rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere si è dichiarato interessato alla certificazione, con una propensione maggiore tra gli imprenditori laureati (31%), rispetto a quelli in possesso di un diploma (22%) o della licenza elementare/media (14%). Secondo l’Osservatorio 4.Manager, le imprese riconoscono che i potenziali benefici derivanti dal conseguimento della Certificazione consistono nella crescita della reputazione aziendale (65%), nel miglioramento del clima aziendale (59%), nella riduzione del divario di genere nell’impresa (42%), nei vantaggi fiscali (22%), nei benefici nella partecipazione a gare d’appalto (11%) e in quelli per l’accesso al credito o ai capitali (7%).
Vuoi maggiori informazioni sulla certificazione della parità di genere (Uni/PdR 125:2022)?
IMPLEMENTAZIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE PER LA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO
IMPLEMENTAZIONE DEL SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE PER LA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO
Firmato accordo tra INAIL e ispettorato nazionale lavoro.
Firmato lo scorso 2 agosto, dal direttore generale dell’INAIL, Andrea Tardiola, e dal direttore dell’INL-Ispettorato nazionale del lavoro, Bruno Giordano, il protocollo quinquennale che ha l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e degli infortuni e delle malattie sul lavoro, rendendo più efficace l’attività di vigilanza grazie all’utilizzo delle banche dati. L’accordo rientra tra le attività di rafforzamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, previsto all’art. 8 dal Testo unico in materia di salute e sicurezza (dlgs 81/08). L’obiettivo del Sistema informativo è quello di pianificare e valutare l’efficacia dell’attività di prevenzione di infortuni e malattie professionali e di contribuire a programmare e valutare, ai fini del coordinamento statistico e informativo dei dati della pubblica amministrazione, le attività di vigilanza con l’utilizzo delle informazioni disponibili, anche attraverso l’integrazione di specifici archivi e la creazione di banche dati unificate. Il servizio Flussi informativi, in particolare, permette la consultazione delle informazioni relative alle aziende assicurate con l’Istituto e agli infortuni e alle malattie di origine professionale, mentre il servizio Cruscotto infortuni raccoglie i dati che riguardano le denunce di infortunio pervenute telematicamente all’Inail a partire dal 23 dicembre 2015 e quelli relativi alle comunicazioni di infortunio effettuate dal 12 ottobre 2017, ai soli fini statistici e informativi, da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori assicurati presso altri enti o con polizze private. Nell’accordo con l’Ispettorato rientra anche l’utilizzo del Registro delle esposizioni, con i dati relativi all’esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni e ad agenti biologici. Le informazioni riguardano gli agenti utilizzati, i lavoratori esposti, l’attività svolta dal dipendente e il valore dell’esposizione in termini di intensità, frequenza e durata. “Il lavoro di coordinamento e definizione che è stato fatto è un enorme patrimonio, fondamentale per ottenere ispezioni intelligenti e sviluppare strategie che evolvano coerentemente nel tempo". (Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando).
BONUS 150 EURO IN GAZZETTA UFFICIALE: A CHI VA E COME RICHIEDERLO
BONUS 150 EURO IN GAZZETTA UFFICIALE: A CHI VA E COME RICHIEDERLO
Nel DL Aiuti ter bonus per redditi fino a 20mila euro, cumulativo con il Bonus 200 euro per autonomi e partite IVA.
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo Bonus 150 euro, una tantum e senza ISEE, previsto dal Decreto Aiuti ter (G.U. del 23 settembre) per chi guadagna fino a 20mila euro. All'indennità una tantum introdotta dal decreto Aiuti (art. 33, D.L. n. 50/2022, convertito con modificazioni in L. n. 91/2022) in favore dei lavoratori autonomi e dei professionisti a seguito della crisi energetica e al caro prezzi, si aggiunge il nuovo bonus 150 euro. L'indennità da 200 euro potrà esser richiesta dagli occupati che, nel periodo d'imposta 2021, hanno registrato un reddito complessivo fino ai 35.000 euro (complessivamente, si stima che si tratti di almeno 3 milioni di potenziali beneficiari). Le domande possono essere presentate da oggi fino al 30 novembre. Il nuovo Bonus 150 euro per i lavoratori dipendenti la cui retribuzione imponibile di competenza del mese di novembre sarà non superiore a 1.538 euro sarà riconosciuta in automatico dai datori di lavoro, sempre con la retribuzione di competenza di novembre, a fronte della dichiarazione dell’interessato di non essere pensionato o destinatario del reddito di cittadinanza. Pe le altre categorie di beneficiari si replicano le regole già previste per il Bonus 200 euro dei primi due Decreti Aiuti.
Chi può richiederlo
Per i dipendenti, il requisito di reddito è una retribuzione mensile lorda fino a 1.538 euro (stipendio su 13 mensilità). I lavoratori con busta paga avranno l’accredito nella busta paga con le competenze di novembre, presentando la consueta dichiarazione scritta di non essere titolare di altre prestazioni incompatibili. E i datori di lavoro, come per il primo bonus, recupereranno la somma anticipata in compensazione sui contributi da versare all’INPS.
Per i pensionati, la somma una tantum di 150 euro sarà riconosciuta ai titolari di uno o più trattamenti pensionistici a carico di qualsiasi forma previdenziale obbligatoria, di pensione o assegno sociale, di pensione o assegno per invalidi civili, ciechi e sordomuti, nonché di trattamenti di accompagnamento alla pensione aventi decorrenza entro il 1° ottobre 2022, purché abbiano avuto nel 2021 un reddito personale non superiore a 20mila euro. In questo caso è tutto automatico e non servono dichiarazioni.
Per gli stagionali e per le altre categorie di beneficiari si ripete la logica del Bonus 200 euro: i lavoratori a termine, stagionali compresi, in forze presso un datore di lavoro nel mese di competenza di novembre 2022 otterranno il Bonus in busta paga, mentre negli altri casi (co.co.co, dottorandi e assegnisti, collaboratori sportivi, intermittenti, spettacolo) bisognerà fare domanda diretta all’INPS o all’ente di riferimento. In particolare, l’INPS dovrebbe erogare il nuovo contributo sociale agli stagionali, i lavoratori a tempo determinato e intermittenti non assunti che, nel 2021 abbiano svolto prestazioni per almeno 50 giornate.
La settimana scorsa, inoltre, l'Adepp, l'Associazione delle Casse previdenziali private, ha fatto sapere che gli Enti "sono pronti ad aggiornare la procedura informatica allestita per la richiesta" del sussidio da 200 euro, "tenendo conto del doppio 'tetto' reddituale dei potenziali aventi diritto".
PRATICHE COMMERCIALI SLEALI NEI RAPPORTI TRA IMPRESE DELLA FILIERA AGRICOLA E ALIMENTARE
Il D.Lgs. 198/2021 ridefinisce le relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli e alimentari. Obbligatoria dal 16 Giugno 2022.
Il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 198/2021 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agricola e alimentare. Il Decreto, che recepisce la Direttiva UE 2019/633, abroga la precedente normativa di cui all’art. 62 del Decreto-Legge n. 1/2012. Il decreto ha ad oggetto il contrasto alle pratiche commerciali sleali nelle relazioni B2B tra fornitori e acquirenti di prodotti agricoli e alimentari, definendo le pratiche vietate, in quanto contrarie ai principi di buona fede e correttezza, imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte. La nuova disciplina, applicabile alle cessioni di prodotti agricoli e alimentari eseguite da fornitori stabiliti sul territorio nazionale, indipendentemente dal fatturato, e con esclusione delle cessioni concluse direttamente tra fornitori e consumatori, introduce un regime di norme imperative che prevalgono su eventuali discipline di settore con esse contrastanti, qualunque sia la legge applicabile al contratto di cessione di prodotti agricoli e alimentari.
La nuova disciplina prevede l’obbligo di redigere contratti di cessione di prodotti agricoli e alimentari, conclusi mediante atto scritto stipulato prima della consegna ed indicante:
- la durata,
- la quantità e le caratteristiche del prodotto oggetto di cessione,
- il prezzo,
- le modalità di consegna,
- le modalità di pagamento.
Durata minima dei contratti è fissata in 12 mesi (non richiesta nel caso in cui l’acquirente esercita l’attività di somministrazione alimenti e bevande in un pubblico esercizio). La forma scritta può essere soddisfatta attraverso documenti di trasporto o di consegna, fatture, ordini di acquisto, a condizione che gli elementi sopra indicati siano stati precedentemente concordati con un accordo quadro.
Tra le pratiche commerciali vietate vi sono:
- il mancato rispetto dei termini di pagamento (rispettivamente 30 giorni per i beni deperibili e 60 per quelli non deperibili, successivi alla consegna o al termine stabilito per la consegna, a seconda di quale delle due date sia successiva); in questi casi il creditore ha diritto inderogabilmente agli interessi legali di mora maggiorati di quattro punti a partire dal giorno successivo alla scadenza del termine;
- l’annullamento di ordini per prodotti deperibili con un preavviso inferiore a 30 giorni;
- la modifica unilaterale delle condizioni di acquisto quanto a luogo, tempi e modalità della fornitura, quantitativi, termini di pagamento e prestazioni accessorie;
- l’addebito al fornitore della responsabilità per il deterioramento dei prodotti quando tale deterioramento non sia stato causato da colpa o negligenza del fornitore stesso;
- l’acquisizione, l’utilizzo o la divulgazione illecita, da parte dell’acquirente o di soggetti facenti parte della medesima centrale o gruppo d’acquisto dell’acquirente, di segreti commerciali del fornitore ai sensi del decreto legislativo n. 63/2018 che ha recepito la Direttiva (UE) 2016/943 sulla protezione del know-how riservato e delle informazioni commerciali riservate (segreti commerciali) contro l'acquisizione, l'utilizzo e la divulgazione illeciti;
- le minacce di ritorsioni e le richieste di risarcimento da parte dell’acquirente per i costi sostenuti per l’esame dei reclami dei clienti.
Altre pratiche commerciali vietate, salvo che siano state concordate nel contratto di cessione o in accordo quadro in termini chiari ed univoci, riguardano le richieste al fornitore di restituzione di beni invenduti senza corresponsione di pagamento per gli stessi o per il loro smaltimento, di farsi carico dei costi di pubblicità, marketing, scontistica e del personale impiegato per organizzare gli spazi di vendita dei prodotti del fornitore.
Infine, sono vietate le pratiche relative a:
- acquisto di prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche a doppio ribasso;
- imposizione di condizioni contrattuali particolarmente gravose, come quella di rivendere i prodotti al di sotto dei costi di produzione;
- mancata osservanza dell’obbligo di stipula del contratto per iscritto prima della consegna, nonché l’omissione del prezzo e dei criteri per la sua determinazione, della quantità e qualità dei prodotti, della durata del contratto, delle scadenze e procedure di pagamento, delle modalità di raccolta e consegna dei prodotti agricoli e delle norme applicabili in caso di forza maggiore;
- imposizione di prestazioni accessorie che non abbiano connessioni oggettive con la cessione del prodotto oggetto del contratto;
- esclusione dell’applicazione di interessi di mora e delle spese di recupero crediti a danno del creditore;
- inserimento di clausola contrattuale che imponga al fornitore l’emissione della fattura dopo un termine minimo rispetto alla consegna del prodotto;
- imposizione da parte del fornitore all’acquirente di prodotti con date di scadenza breve rispetto alla vita residua del prodotto, del mantenimento di un certo assortimento dei prodotti del fornitore con inserimento di quelli nuovi e di collocamento degli stessi in posizioni favorite negli scaffali.
È permessa la vendita sottocosto dei prodotti agricoli ed alimentari freschi e deperibili soltanto nei casi in cui questi siano invenduti con rischio di deperibilità o di accordi tra le parti in forma scritta, senza la possibilità di imporre contrattualmente al fornitore, salvo sua negligenza, i costi relativi al deperimento o alla perdita di tali prodotti venduti sottocosto.
CONTROLLI ED AUTORITÀ DI CONTRASTO
Per l’accertamento della violazione delle disposizioni relative ai principi ed agli elementi essenziali dei contratti di cessione nonché delle pratiche commerciali sleali ed alla irrogazione delle relative sanzioni amministrative è deputato l’Istituto per il controllo della qualità e la repressione delle frodi – ICQRF – del MiPAAF che agisce d’ufficio o su denuncia di qualunque soggetto interessato. Tra questi ultimi, oltre ai contraenti che si ritengano vittime di una pratica commerciale vietata, risultano anche le organizzazioni di rappresentanza a cui appartengono gli stessi contraenti, dietro specifica loro richiesta. L’ICQRF dietro esplicita richiesta s’impegna sia a tutelare l’identità del denunciante o di chi si ritiene essere stato leso da una pratica commerciale vietata, sia le informazioni che se divulgate potrebbero ledere gli interessi del denunciante o del soggetto leso. È fatta salva la possibilità di ricorrere alla denuncia anche nel caso in cui falliscano procedure di mediazione o di risoluzione delle controversie, attivate dalle parti contraenti del contratto di cessione. L’ICQRF pubblica sul sito del MIPAAF i provvedimenti sanzionatori inflitti nonché una relazione annuale sull’attività svolta illustrando per ogni indagine l’esito e la decisione presa, nel rispetto del diritto alla riservatezza di cui sopra. Sono mantenute all’Autorità garante della concorrenza e del mercato – AGCOM – le competenze e le funzioni per avviare, d’ufficio o dietro segnalazione delle organizzazioni più rappresentative a livello nazionale, l’accertamento e la repressione delle pratiche commerciali scorrette, di cui alla legge 206/2005 relativa al Codice di consumo.
SANZIONI
Il decreto contiene anche la disciplina sanzionatoria, particolarmente severa: basti pensare che la pena per alcune violazioni può arrivare fino al 5% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio precedente all’accertamento con dei minimi d’importo che vanno dai 1.000 ai 30.000 euro; la misura della sanzione è diversamente determinata, in base alla violazione, con riferimento al valore dei beni oggetto di cessione o al beneficio ricevuto da chi ha commesso la violazione o all’entità del danno provocato all’altro contraente. Nel caso in cui si accerta che nonostante l’inibizione da parte dell’ICQRF viene mantenuta una pratica commerciale vietata, è applicata la sanzione massima per il tipo di violazione con limite massimo del 10% del fatturato. Lo stesso limite è previsto per reiterata violazione con sanzione aumentata fino al doppio di quella prevista per la specifica disposizione e fino al triplo per ulteriori reiterazioni. All’art. 10 del Decreto sono elencate dettagliatamente l’entità delle diverse sanzioni amministrative pecuniarie previste per le specifiche violazioni delle varie disposizioni normative. Al fine dell’irrogazione delle sanzioni di cui all’art. 10 si fa riferimento al capo I (Sanzioni amministrative) della legge 689/1981 sulle modifiche al sistema penale, ad eccezione del relativo art. 16 che prevede il pagamento in misura ridotta delle sanzioni, disposizione quindi non applicabile nel caso in ispecie.
Le nuove disposizioni si applicano ai contratti conclusi successivamente alla data del 15 dicembre 2021 di entrata in vigore del decreto, mentre i contratti stipulati anteriormente dovranno essere resi conformi entro il termine di sei mesi dalla suddetta data, ovvero il 16 giugno 2022.
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