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Confermato il licenziamento di una dipendente per violazione delle procedure di segnalazione.

 

Con la sentenza 27 giugno 2024, n. 17715, la Cassazione torna ad occuparsi di whistleblowing tracciando il confine che separa l’uso o l’abuso di tale istituto che tutela i dipendenti che segnalano condotte illecite di cui sono venuti a conoscenza durante l’attività lavorativa. Secondo la sentenza, un lavoratore che segnala illeciti senza rispettare le procedure previste dal regolamento di whistleblowing può essere legittimamente licenziato.

I fatti da cui muove la segnalazione di whistleblowing

Il caso, sottoposto all’attenzione della Corte, riguarda la segnalazione di una dipendente che aveva denunciato la presunta condotta illecita del Direttore di Roma 1, accusato di aver sottratto fondi pubblici dal MIUR destinati al progetto premiale per il periodo 2012-2018, spettanti alla stessa dipendente che denunciava anche il plagio, il danno intellettuale, finanziario, di carriera e a danno di terzi. Tuttavia, la dipendente aveva inoltrato a vari destinatari (anche estranei ai reparti di competenza dell’ente datore di lavoro) il modello per la segnalazione di condotte illecite senza garantire la segretezza e trasmettendo dati sensibili che hanno leso il rapporto fiduciario tra la stessa ricorrente che si trovava in una posizione particolare di responsabilità in quanto dirigente e il datore di lavoro. Per questa ragione, l’Ente si era espresso concludendo che la segnalazione della dipendente “non poteva essere considerata come rientrante nelle tutele di cui all’art. 54-bis del D. Lgs. N. 165/2001, in quanto non era stata trasmessa con le modalità previste dal piano triennale di prevenzione della corruzione, 2018-2020, e che, in ogni caso, dalla relazione del responsabile anticorruzione non era emersa alcuna anomalia nella gestione delle vicende segnalate”.

A questi fatti, va aggiunta la vicenda che vedeva la medesima dipendente contattare un professore universitario (associato allo stesso Ente datore di lavoro) e registrare una conversazione che poi sarebbe stata pubblicata su Facebook lasciando che il soggetto venisse riconosciuto per strumentalizzare la conversazione privata. Il procedimento disciplinare, scaturito dalla segnalazione di whistleblowing, si è concluso con il licenziamento per giusta causa della dipendente che dopo i vari giudizi si è rivolta alla Corte di Cassazione.

La sentenza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della dipendente confermando le valutazioni dei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha stabilito che la registrazione segreta di una conversazione con un professore, successivamente pubblicata sui social media, non può essere considerata una difesa legittima per proteggere la propria posizione lavorativa.

Anche se le registrazioni segrete tra colleghi non sono sempre illegittime, devono essere giustificate da una reale necessità difensiva così come previsto dall’art. 54-bis D.Lgs. n. 165 del 2001. Questa protezione, tuttavia, non si estende a chi raccoglie prove di illeciti violando la legge. Pertanto, la Corte Costituzionale ha ritenuto legittimo il licenziamento della dipendente, poiché non vi era alcun nesso causale tra la registrazione e la segnalazione di illeciti. La normativa sul whistleblowing protegge infatti i dipendenti dalle sanzioni per la segnalazione di illeciti altrui, ma non copre gli illeciti autonomi commessi dai segnalanti stessi.

Promotergroup S.p.A. è in grado di offrire assistenza e consulenza alle aziende per implementare una procedura Whistleblowing conforme al D.Lgs. 24/2023.

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DECRETO AGRICOLTURA 2024: COSA CAMBIA PER LE IMPRESE

Aiuti alle imprese, stretta al fotovoltaico, lotta al caporalato e credito d’imposta Zes Unica

Il 12 luglio 2024 è stato convertito in legge, con la legge n. 101/2024, il D.L. 15 maggio 2024, n. 63, recante “Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale”. Nel nuovo cd. Decreto Agricoltura non mancano aiuti per le crisi di mercato, sostegni contro le fitopatie, restrizioni sugli impianti fotovoltaici e misure per affrontare emergenze come quella derivante dal granchio blu. Il provvedimento contiene pure un pacchetto lavoro e informazioni riguardanti la Carta ‘Dedicata a te’.

Passiamo in rassegna alcune misure previste dal Decreto legge.

Moratoria sui mutui

Il Decreto prevede misure a sostegno delle filiere produttive maggiormente colpite dalle congiunture sfavorevoli derivanti dal contesto geopolitico attuale che intervengono con urgenza per il settore cerealicolo, vitivinicolo, florovivaistico, della pesca e dell’acquacoltura. Le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura che hanno subito una riduzione del volume d'affari, pari almeno al 20 %, o hanno subito una riduzione della produzione, pari almeno al 30 %, o, nel caso delle cooperative agricole, una riduzione pari almeno al 20%, delle quantità conferite o della produzione primaria, rispetto all'anno precedente, previa presentazione di un'autocertificazione, possono avvalersi della sospensione per dodici mesi del pagamento della parte capitale della rata dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie, in scadenza nell'anno 2024.

Stretta agli impianti fotovoltaici su suolo agricolo

Vengono introdotte limitazioni per quanto riguarda l’istallazione di impianti fotovoltaici con modulo a terra nelle zone classificate agricole con alcune eccezioni che riguardano:

  • Interventi di modifica, rifacimento, potenziamento o integrale ricostruzione degli impianti già istallati;
  • Impianti fotovoltaici a terra realizzati in aree già coperte da strumenti urbanistici che ne consentono l’istallazione, a condizione che i lavori siano iniziati entro il 13 maggio 2024;
  • Impianti fotovoltaici a terra di potenza non superiore a 1 kilowatt realizzati su fabbricati rurali o annessi agricoli;
  • Impianti fotovoltaici flottanti su bacini idrici artificiali;

Gli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per il Parco Agrisolare e l’agrivoltaico sono stati comunque tutelati.

Sistema informativo per la lotta al caporalato nell’agricoltura

Si istituirà, presso il Ministero del Lavoro, un sistema informativo per il contrasto del caporalato in agricoltura. Questo strumento permetterà di condividere le informazioni tra le amministrazioni statali e le regioni al fine di mettere a punto un sistema di monitoraggio e vigilanza sui fenomeni di caporalato e lavoro sommerso in ambito agricolo. Nel testo è presente anche la realizzazione di una banca dati sui contratti di appalto in agricoltura dove dovranno registrarsi tutte le imprese non agricole, con i relativi dipendenti addetti alla raccolta di prodotti agricoli o alla pulitura e all’imballaggio dei prodotti ortofrutticoli, e le imprese che si occupano di lavori e servizi di sistemazione e di manutenzione agraria e forestale, con dipendenti addetti a tali attività che intendono partecipare ad appalti in cui l’impresa committente sia un’impresa agricola.

Misure per contrastare l’emergenza granchio blu e la Psa

Il Decreto prevede la nomina di un Commissario straordinario nazionale per mettere in campo un piano di intervento per contrastare l’emergenza rappresentata dalla diffusione della specie invasiva del granchio blu. Interventi aggiuntivi si annunciano invece per il contrasto alla peste suina africana (Psa) anche con l’utilizzo dell’Esercito Italiano con 177 unità a disposizione di un Commissario e con lo stanziamento di risorse economiche, circa 20 milioni, alle imprese per rafforzare le misure di biosicurezza negli allevamenti.

Credito d’imposta Zes Unica

Per il 2024, le imprese attive nei settori agricolo e della pesca possono beneficiare del credito d’imposta ZES Unica, un'opportunità per chi investe in beni strumentali nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise e in alcune zone dell’Abruzzo. Gli investimenti ammessi, da effettuare tra il 1° gennaio e il 15 novembre 2024, comprendono l'acquisto di nuovi macchinari, impianti, attrezzature, terreni e immobili strumentali. Tuttavia, il valore di terreni e immobili non deve superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato. Il credito d’imposta rispetta le normative europee sugli aiuti di Stato per i settori agricolo e ittico, offrendo un sostegno significativo per lo sviluppo di queste attività nelle aree designate.

Per maggiori informazioni potete contattarci allo 0932/862613, inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o www.promotergroup.eu/index.php/contattaci

 

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LE NOVITÀ INTRODOTTE DAL DECRETO SEMPLIFICAZIONI DEI CONTROLLI SULLE ATTIVITÀ ECONOMICHE (D.LGS. 103/2024)

Si passa da una logica sanzionatoria a una preventiva e collaborativa che premia e incentiva i comportamenti virtuosi delle imprese.

 

Il Decreto Legislativo 12 luglio 2024, n. 103 - “Semplificazione dei controlli sulle attività economiche” - riporta alcune misure, in attuazione della legge per la concorrenza 5 agosto 2022, n. 118, che riguardano la razionalizzazione dei controlli sulle attività economiche e i controlli in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Vediamo in seguito cosa cambia per il sistema impresa.

Il decreto introduce diverse misure per la razionalizzazione dei controlli amministrativi sulle attività economiche con lo scopo di snellire la burocrazia e migliorare l’efficienza dei controlli:

  • Censimento degli obblighi: viene istituito un censimento di tutti gli obblighi e adempimenti oggetto di verifica. Gli organi di vigilanza (SPreSaL, INAIL, ARPA, Isp. del Lavoro, ecc.) pubblicheranno le linee guida e FAQ per informare le imprese sulle procedure di controllo, aumentando la trasparenza e la consapevolezza delle imprese riguardo ai requisiti normativi.
  • Programmazione pluriennale: le attività di controllo saranno programmate su base annuale o pluriennale, tenendo conto della probabilità del rischio di violazioni e pregiudizi all’interesse pubblico. Questo approccio permetterà di allocare le risorse di controllo in modo più efficiente, concentrandosi sui settori e sulle aziende con maggiori probabilità di violazioni. Le sanzioni irrogate saranno proporzionate alla dimensione del soggetto controllato, alla tipologia dell’attività svolta e alla gravità delle violazioni.
  • Automatizzazione dei controlli: Saranno implementati i controlli automatizzati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ciò consentirà di ridurre il carico burocratico, migliorare la qualità delle ispezioni intervenendo tempestivamente in quei casi di sospetta violazione.

Sicurezza sul lavoro e controlli alle imprese: cosa cambia col decreto 103/2024

La sicurezza sul lavoro compare nel decreto all’art. 3 assieme alla protezione ambientale e all’igiene e sicurezza pubblica tra gli ambiti ai quali si applica il “Sistema di identificazione e valutazione del livello di rischio basso dell’attività economica”.

Per certificare il livello di “rischio basso” si introduce un bollino certificativo che consente a un’impresa di essere sottoposta a controlli con frequenza non inferiore a un anno. Il livello di rischio basso per ogni ambito, compresa dunque la sicurezza sul lavoro, verrà definito dall’UNI (Ente Italiano di Normazione) che dovrà elaborare norme tecniche o linee guida approvate dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il rischio basso d’impresa, come previso dal comma 3 art. 3, poggia su una serie di parametri quali: possedere una certificazione del sistema di gestione, rilasciata da un organismo di certificazione accreditato ai sensi del regolamento n. 765/2008 del 9 luglio 2008; l’ottenimento di certificazioni afferenti ai principi ESG (Environmental, Social, Governance); il settore economico cui opera il soggetto controllato; l’esito dei controlli subiti nei precedenti tre anni di attività; le caratteristiche dell’attività economica svolta dal soggetto controllato. Il decreto introduce anche un sistema premiale che permette alle aziende che superano con successo un controllo ispettivo di ottenere una “franchigia” corrispondente ad un periodo di dieci mesi successivi all’accertamento stesso, durante i quali l’azienda non potrà essere soggetta a controlli. Per ottimizzare i tempi e le risorse delle amministrazioni e alleggerire le incombenze dell’azienda controllata, i controlli non superiori ai dodici mesi potranno comunque essere effettuati congiuntamente da più organi di vigilanza.

  • Come ottenere il Report certificativo di basso rischio

Il Report certificativo del basso rischio di attività sarà rilasciato da organismi di certificazione, ispezione e validazione o verifica, accreditati presso l’Organismo nazionale di accreditamento (MLA) e dell’Associazione di cooperazione europea per l’accreditamento (EA) a quei soggetti che ne faranno domanda rivolgendosi ad uno degli organismi nominati al comma 4 art. 3. In seguito al rilascio del report certificativo di basso rischio, l’organismo di certificazione sottoporrà il soggetto controllato ad audit periodici per verificare il mantenimento della conformità alla normativa di riferimento. I controlli in ambito di sicurezza su lavoro verranno comunque svolti in caso di richiesta dell’autorità giudiziaria o in seguito a segnalazioni provenienti da soggetti privati o pubblici così come nei casi previsi dall’UE o di controlli per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

  • La diffida amministrativa: tra errore scusabile e mancati adempimenti

L'Articolo 6 del Decreto Legislativo 103/2024 disciplina le violazioni sanabili e i casi di non punibilità per errore scusabile. Se un'azienda commette per la prima volta una violazione con sanzione amministrativa non superiore a cinquemila euro nell'arco di cinque anni, l'organo di controllo può emettere una diffida amministrativa, concedendo venti giorni per ottemperare alle prescrizioni violate ed estinguere il reato. L'adempimento alla diffida estingue il procedimento sanzionatorio, ma la diffida non si applica alle violazioni riguardanti la sicurezza sui luoghi di lavoro, la salute e l'incolumità pubblica. Se l'azienda non adempie, l'organo procede con la contestazione e la violazione viene notificata secondo la legge 24 novembre 1981, n. 689. La mancata ottemperanza o le violazioni gravi comportano la revoca del Report certificativo di conformità. Le norme specifiche per le violazioni agroalimentari restano in vigore. Inoltre, un'azienda non è responsabile per violazioni commesse per errore non determinato da colpa, garantendo così un approccio bilanciato tra tolleranza per errori minori e rigore per la sicurezza.

Il Decreto Legislativo 103/2024 rappresenta un tentativo significativo di bilanciare la semplificazione dei controlli aziendali con la necessità di mantenere elevati standard di sicurezza sul lavoro. Attraverso misure innovative e un approccio basato sul rischio, il decreto mira a promuovere la conformità e la responsabilità tra le imprese, migliorando al contempo l'efficienza e l'efficacia delle ispezioni. Queste modifiche si allineano agli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), cercando di creare un ambiente di lavoro più sicuro e competitivo.

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IL CONSUMO DI ENERGIA ELETTRICA IN ITALIA È CROLLATO DEL 6,6%

Il report mensile di Terna rileva un calo dei consumi e un quadro positivo per rinnovabili ed export.

 

L’aumento dell’energia elettrica è stato uno dei temi più dibattuti di questo periodo e i cittadini e le imprese italiane hanno reagito consumando meno. È quanto emerge dai dati rilevati da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale. In particolare, a ottobre la domanda complessiva di elettricità del paese è stata pari a 24,6 miliardi di chilowattora, un valore più basso del 6,6% rispetto allo stesso mese del 2021. Nel dettaglio Terna, ha rilevato che a incidere sul calo della richiesta di energia è stata senza dubbio anche la temperatura mite di questo autunno, durante il quale si è registrato un aumento di 2,8 gradi rispetto a un anno fa; la domanda di elettricità nel nostro Paese è stata pari complessivamente a 24,6 miliardi di chilowattora. Il dato assume ancora più rilievo se comparato a quello della richiesta nazionale di energia dei primi dieci mesi del 2022, cresciuta dello 0,5% rispetto al corrispondente periodo del 2021. L’aumento delle temperature ha inciso anche sulla produzione di energia alternativa: la domanda delle fonti rinnovabili è cresciuta complessivamente di un +17,6%, soddisfacendo circa il 28% della domanda elettrica, con un boom del fotovoltaico. In calo invece l’eolico (-35,9%), l’idrico (-36,8%) e il geotermico (-3,2%). In tale ambito, la produzione è quindi derivata per il 30,4% dal fotovoltaico, per il 26% dall’idrico, per il 15,4% dall’eolico, per il 21% dalle biomasse e per il 6,6% dal biotermico.

Aree geografiche

La diminuzione della domanda di energia elettrica nel mese di ottobre è più accentuata al nord, dove è calata del 7,1%. Più basso è invece il dato registrato al centro e al sud, isole comprese, zone in cui raggiunge rispettivamente il -6,7 e il -5,3%. A ottobre la domanda di energia elettrica nazionale è stata soddisfatta per l’85,7% attraverso la produzione italiana e per la parte restante, il 14,3%, dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 21,3 miliardi di chilowattora, circa il 4,6% in meno rispetto allo scorso anno. Per abbattere i costi del gas, il governo ha istituito un programma di massimizzazione della produzione di carbone, il quale è cresciuto del 56,6% facendo volare anche l’export che ha registrato un aumento di circa il 107,9%.

 

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Lunedì, 21 Novembre 2022 11:18

DECRETO AIUTI-TER CONVERTITO IN LEGGE: LE NOVITÀ

 

DECRETO AIUTI-TER CONVERTITO IN LEGGE: LE NOVITÀ

Sblocco mutui per l'acquisto della prima casa, bonus 150 euro per i dipendenti pubblici e sanatoria per il bonus ricerca e sviluppo.

 

Il Decreto Aiuti Ter è approdato in Gazzetta Ufficiale dopo la sua conversione in legge, confermando le novità apportate al testo del provvedimento durante l’iter parlamentare. Si tratta della Legge 175/2022 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, recante ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – pubblicata in G.U. n. 269 del 17 novembre 2022. Le principali novità riguardano la clausola per sbloccare a dicembre i mutui agevolati prima casa, il bonus 150 euro ai dipendenti pubblici senza autodichiarazione e il rinvio sulla restituzione del bonus ricerca e sviluppo.

Mutui prima casa

L’articolo 35 bis modifica le regole di accesso al fondo di garanzia per la prima casa: la garanzia massima dell’80 per cento sulla quota capitale dei mutui destinati alle categorie prioritarie può essere concessa anche quando il Tasso Effettivo Globale (TEG) risulti superiore al Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM). Questa particolare disposizione si applica alle domande presentate esclusivamente nel mese di dicembre 2022 e riguarda coloro che hanno un ISEE non superiore a 40.000 euro e rientrano nelle seguenti categorie:

  • giovani coppie;
  • nuclei familiari monogenitoriali con figli minori;
  • giovani di età inferiore ai 36 anni;
  • conduttori di alloggi IACP.

Bonus 150 euro

Il Decreto Aiuti ter in linea di continuità con i precedenti provvedimenti ha introdotto una serie di misure per contrastare gli effetti della crisi energetica e dell’inflazione. Ad esempio nell’articolo 18 che ha introdotto il bonus 150 euro per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con una retribuzione fino a 1.538 euro viene specificato che i dipendenti pubblici non dovranno presentare alcuna autodichiarazione per ottenere il pagamento dell’indennità contro il caro prezzi.

Bonus ricerca e sviluppo

L’articolo 38 è stato riscritto, così da consentire la proroga di un anno per il riversamento spontaneo del bonus R&S indebitamente utilizzato. Ecco il nuovo calendario:

NUOVA SCADENZA   RESTITUZIONE BONUS R&S

31 ottobre 2023:        adesione procedura di riversamento

16 dicembre 2023:     prima rata (o unica rata senza rateazione)

16 dicembre 2024:     seconda rata

16 dicembre 2025:     terza rata

17 dicembre 2023:     termine dopo il quale sono dovuti gli interessi

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DL AIUTI QUATER APPROVATO: CARO BOLLETTE, TAGLIO DEL SUPERBONUS E FRINGE BENEFIT

Il nuovo decreto da 13 articoli conta complessivamente oltre 9 miliardi di euro.

 

Approvato il 10 novembre in Consiglio dei Ministri il Decreto Aiuti quater che prevede misure per contrastare il caro bollette, il taglio del Superbonus al 90% dal 2023, la mini proroga a marzo per le villette con una serie di paletti stringenti, l’innalzamento del tetto ai contanti fino a 5mila euro, un bonus per i registratori di cassa telematici e la soglia esentasse per i fringe benefit aziendali fino a 3mila euro. Il governo interviene contro il caro-energia con una cifra complessiva di poco superiore ai 9 miliardi di euro. Il dl proroga innanzitutto, fino alla fine dell'anno, i crediti di imposta per le imprese (con aliquote potenziate al 40% per le imprese energivore e gasivore e al 30% per piccole che usano energia con potenza a partire dai 4,5 kW) e il taglio delle accise della benzina (sarebbe scaduto il 18 novembre, viene spostato al 31 dicembre): due misure che complessivamente assorbono circa 4,4 miliardi.  La proroga vale anche per le attività come bar, ristoranti ed esercizi commerciali.

Le imprese potranno chiedere la rateizzazione delle bollette di luce e gas. La misura è destinata alle "imprese residenti in Italia" e concede la possibilità di rateizzare gli importi "eccedenti l'importo medio contabilizzato" nell'intero 2021 per i consumi effettuati dal "1° ottobre 2022 al 31 marzo 2023" e fatturati entro il "31 dicembre 2023". Nel decreto viene inclusa anche la norma, annunciata con l'approvazione della revisione della Nadef, che consentirà di liberare alcuni permessi per l’estrazione del gas nazionale e di approvare nuove concessioni in deroga al Pitesai, ovvero, la mappa delle aree idonee alle operazioni. Si tratta, in buona sostanza, di interventi che vengono attuati in deroga al divieto alle trivellazioni previsto dalle norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale. Presente nel decreto anche la misura che fa salire a 5mila euro la soglia entro cui è possibile pagare in contanti. Sarà quindi modificata l'attuale normativa secondo cui il tetto dal primo gennaio sarebbe stato ridotto da 2.000 a mille euro.

Bonus per i registratori telematici
L’esecutivo, per incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici stanzia 80 milioni di euro per il 2023, destinati a contributi per i commercianti obbligati alla trasmissione telematica dei corrispettivi all’Agenzia delle entrate. Il bonus, da utilizzare in compensazione come credito d’imposta, è pari al 100% della spesa sostenuta, fino a 50 euro per ogni registratore telematico acquistato.

Premi aziendali esentasse
L’articolo 3 del decreto prevede, inoltre, l’aumento da 600 a 3mila euro della soglia della no tax area dei premi che le imprese potranno concedere ai dipendenti come “fringe benefit” per pagare le bollette. Il dl Aiuti quater ricalca, alzandone il tetto, la norma del dl Aiuti bis. Il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati al lavoratore dipendente, nonché le somme erogate o rimborsate allo stesso dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas, non concorreranno dunque a formare il reddito imponibile nel nuovo limite di 3.000 euro.

Superbonus
Arriva infine la revisione del Superbonus: la norma non risolve il problema dei crediti incagliati ma abbassa nel 2023 la percentuale dello sconto dal 110% al 90%. Il taglio vale sia per i condomini che per le villette, che sarebbero altrimenti rimaste del tutto escluse dal bonus, ma purché siano abitazione principale e purché il proprietario abbia un reddito inferiore ai 15.000 euro (soglia variabile in base al quoziente familiare). Per chi però ha già iniziato i lavori portandone a termine il 30% entro settembre di quest'anno, il bonus resta super al 110% fino al 31 marzo 2023.

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GREEN ECONOMY: IN AUMENTO IMPRESE E OPPORTUNITÀ DI LAVORO

Presentata la tredicesima edizione del Rapporto GreenItaly 2022, realizzato da Fondazione Symbola ed Unioncamere.

 

Sono 531mila le imprese italiane della Green Economy nate negli ultimi 5 anni, dal 2017 al 2021. Una cifra che mostra un interesse crescente verso la sostenibilità, oggi rafforzato dalle risorse stanziate dal Recovery Plan. L’economia verde le cui caratteristiche peculiari sono un forte orientamento all’innovazione, al miglioramento effettivo delle prestazioni in un’ottica integrata di ciclo di vita, ad un coinvolgimento sistemico dei diversi attori, è una leva attraverso cui cogliere nuove opportunità di business, riorganizzandosi intorno a quei valori di qualità e di tutela del territorio.

Secondo il recente Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, si coglie un’accelerazione verso un’economia che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità energetiche e sui territori, tanto che nel 2021 è aumentata la quota di imprese eco-investitrici, rilanciando il processo di transizione verde del Paese. Il numero delle aziende che hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green rappresenta un dato significativo. Le imprese eco-investitrici sono più dinamiche sui mercati esteri, aumentano di più il fatturato e soprattutto resistono maggiormente alla crisi. Nel quinquennio 2017-2021, più di 1 impresa su 3 ha effettuato eco-investimenti, 2 imprese su 5 nell’industria manifatturiera; tra queste quelle che hanno visto un aumento dell’export nel 2017 sono il 34% fra chi ha investito nel green contro il 27% tra chi non ha investito. Queste imprese innovano più delle altre, quasi il doppio: il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 43% delle non investitrici. Innovazione che guarda anche a Impresa 4.0: mentre tra le imprese investitrici nel green il 26% adotta tecnologie 4.0, tra quelle non investitrici tale quota si ferma all’11%. Sospinto da export e innovazione, anche il fatturato cresce: basti pensare che un aumento del fatturato nel 2017 ha coinvolto il 32% delle imprese che investono green (sempre con riferimento al manifatturiero tra 5 e 499 addetti) contro il 24% nel caso di quelle non investitrici.

È importante anche sottolineare come la forte crescita degli investimenti delle imprese nelle aree in ritardo (Centro e Mezzogiorno) ha di fatto ridotto gli squilibri territoriali rilevati nelle precedenti indagini. Ciò che emerge dal report è come la green economy e la sostenibilità rafforzino nelle imprese la competitività e la capacità di rispondere alle crisi.

Occupazione

Alla green economy si devono già 2 milioni 998 mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze “verdi”. Il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Nel 2021 si stima che le attivazioni di contratti green siano state superiori a 1.600 mila unità pari al 34,5% della totalità dei contratti attivati (+443 mila unità). Le figure ricercate dalle aziende sono professionisti qualificati ed esperti, chiamati a operare specialmente nelle aree aziendali ad alto valore aggiunto. Dal punto di vista territoriale, a fine anno gli occupati nel comparto erano pari a 3.095,8 mila unità, di cui 1.017,8 mila unità al Nord-Ovest, 741,2 mila nel Nord-Est, 687,9 mila unità nel Mezzogiorno e le restanti 648,8 mila al Centro.

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Definiti i parametri minimi per il conseguimento della certificazione che valuta per la prima volta il GenderGap.

 

La certificazione della parità di genere, inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e resilienza (PNRR), diventa operativa. È uscito, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale del 1° luglio 2022 il nuovo decreto che definisce i parametri minimi per l’ottenimento della certificazione della parità di genere da parte delle imprese e il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali e delle consigliere e consiglieri di parità, nel controllo e nella verifica del rispetto dei requisiti necessari al loro mantenimento.

I parametri sono quelli di cui alla Prassi DI RIFERIMENTO UNI/PdR 125:2022, pubblicata il 16 marzo 2022, contenente le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici indicatori chiave di prestazione, inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni. Nello specifico definisce criteri, prescrizioni tecniche ed elementi funzionali alla certificazione di genere, con particolare riferimento alla retribuzione corrisposta e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché alle modalità di controllo e verifica del rispetto dei requisiti necessari al loro mantenimento. La certificazione verrà rilasciata da organismi accreditati, in conformità alla norma.

“Investire nel lavoro femminile significa fare un investimento non solo per l'azienda, ma per tutto il paese e a questo va riconosciuto un valore per il suo impatto” - ha spiegato la ministra Elena Bonetti. “È come se avessimo una squadra di serie A e la lasciassimo in panchina. Per cambiare le cose ci vuole un processo integrato e da qui al 2026 abbiamo degli obiettivi chiave, come colmare il divario salariale, che non possiamo permetterci di mancare e per i quali va attivato un processo irreversibile di investimenti".

Il tema Gender Equality rappresenta uno dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’ONU (Goal 5). Il sistema, inserito dal PNRR tra gli strumenti a sostegno delle donne, è stato delineato con la legge n. 162/2021 e con la Legge di Bilancio 2022. Il PNRR, infatti, si pone anche specifici obiettivi quantitativi: entro il 2026 almeno 800 piccole e medie imprese dovranno ottenere la certificazione della parità di genere e 1.000 aziende dovranno beneficiare delle agevolazioni collegate. Le imprese possono chiedere agli organismi di valutazione accreditati l’attestato sul possesso di parametri minimi di equità uomo-donna in azienda.

I parametri della certificazione di parità di genere

La certificazione accreditata, rilasciata da organismi riconosciuti competenti e imparziali da un ente terzo quale Accredia, permette di individuare le imprese capaci di adottare misure concrete per ridurre il divario di genere rispetto alle opportunità di crescita, alla parità salariale e alla tutela della maternità. Per ottenere la certificazione sulla parità di genere i parametri che vengono valutati sono 33: sette per cultura e strategia, 5 per la governance, 6 per i processi legati alle risorse umane, 7 per la crescita e inclusione delle donne, 3 per l’equità remunerativa e 5 per la tutela della genitorialità. Per ottenere il via libera bisogna avere oltre il 60% di indicatori con voto positivo.

Il datore di lavoro dovrà fornire annualmente, anche sulla base delle risultanze dell’audit interno, un'informativa aziendale sulla parità di genere. Nel caso siano rilevate anomalie, esse verranno segnalate all'organismo di valutazione della conformità che ha rilasciato la certificazione.

Sgravi e premialità:

  1. Per l’anno 2022, alle aziende private che siano in possesso della certificazione della Parità di Genere è concesso, nel limite di 50 milioni di euro, un esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. L’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda, riparametrato e applicato su base mensile.
  1. Alle aziende private che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione sulla parità di genere è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

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IMPRESE PRONTE A 1,3 MILIONI DI ASSUNZIONI, MA MANCANO I “TALENTI”

Un’azienda su 2 non trova i candidati con le giuste competenze da assumere. logistica, produzione, IT e vendite I comparti che riscontrano maggiori difficoltà.

 

Prevista una ripresa del mercato del lavoro.

«A distanza di un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, con l’avanzare della campagna vaccinale e il calo dei contagi, emerge una ripresa del mercato. In molti settori, fra cui quello produttivo/manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi, si assiste ad un trend positivo nelle intenzioni di assunzione da parte dei datori di lavoro, che a livello nazionale raggiunge il 7%. Una ripresa che avrà comunque al centro la persona e la creazione di un nuovo futuro dell’industria attraverso l'accelerazione dei processi di digital transformation e lo sviluppo sostenibile». Queste le parole di Stefano Scabbio, presidente Sud Europa di ManpowerGroup.

Oggi sono tante le aziende che hanno in corso campagne di assunzione, in particolare di profili che comportano una maggiore selettività del mercato del lavoro post pandemia.

Per l’Italia l’Istat prevede una sostenuta crescita del Pil sia nel 2021 (+4,7%) sia nel 2022 (+4,4%) a cui si accompagnerà un’evoluzione dell’occupazione. Se misurata in termini di Ula (unità di lavoro), registrerà un aumento nel 2021 (+4,5%) e nel 2022 (+4,1%). L’andamento del tasso di disoccupazione rifletterà invece la progressiva normalizzazione del mercato del lavoro con un aumento nell’anno corrente (9,8%) e un lieve calo nel 2022 (9,6%).

Nelle imprese si tornano a registrare prospettive di assunzione positive in Italia per il terzo trimestre (luglio, agosto, settembre) del 2021, con il 15% dei datori di lavoro che prevede un aumento delle assunzioni, il 6% che prevede una diminuzione e il 75% che non prevede alcun cambiamento. Le prospettive occupazionali nette (saldo tra entrate e uscite), depurate dagli aggiustamenti stagionali, si attestano al +7%, il ritmo di assunzione più sostenuto degli ultimi due anni. Sui nuovi ingressi le previsioni migliorano quindi di 8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 11 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Secondo l’ultimo aggiornamento del bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, emerge che sono oltre 560mila le opportunità di lavoro offerte dalle imprese a giugno. Il dato sale a quasi 1,3 milioni avendo come orizzonte l’intero trimestre giugno-agosto. Manifatturiero con alimentare, metalmeccanica ed elettronica e servizi con turismo e commercio e poi costruzioni risultano essere i settori trainanti.

Talent Shortage

Secondo l’indagine di Federmeccanica relativa al primo trimestre del 2021: se il 16% delle aziende dice di aver previsioni di assunzione, oltre una su 2, il 56%, non trova i candidati con le competenze giuste per un settore di cui chi studia o cerca un lavoro fatica a intercettare l’evoluzione. I segnali di ripresa, come ci dicono i dati statistici e le previsioni dei datori di lavoro, ci sono ma l’asticella per superare la porta d’ingresso si è alzata.

I tassi di disoccupazione sempre più alti causati della pandemia hanno portato al Talent Shortage, un fenomeno che conferma ancora una volta la difficoltà dei datori di lavoro nel reperire le persone con le giuste competenze. I settori della logistica, produzione, IT e vendite sono fra i comparti in cui si trovano le categorie professionali più difficili da attrarre.

Le previsioni di assunzione devono però fare i conti con una carenza di talenti sempre più forte che tocca livelli massimi da 15 anni: competenze hard e soft sono sempre più difficili da trovare. In Italia Manpower registra la percentuale dell’85%, il dato più alto da oltre un decennio e quasi raddoppiato negli ultimi 3 anni. Un’indagine a livello globale che ha coinvolto 42mila imprese, dice che quasi 7 datori di lavoro su 10 (69%) segnalano difficoltà nell’assumere nuovo personale: è il dato più alto mai raggiunto dal 2006. Questo è vero per l’Italia dove la percentuale raggiunge l’85%, ma anche per Francia (88%), Romania (86%), Svizzera (83%), Belgio (83%) e Turchia (83%). I tassi più bassi si registrano invece in Cina (28%), Stati Uniti (32%), India (43%) e Sud Africa (46%). A livello globale, la carenza di talenti è maggiore nelle aziende più grandi.

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