Venerdì, 23 Ottobre 2020 17:37

COVID-19. PROSPETTIVE INCORAGGIANTI PER LE IMPRESE ALIMENTARI DEL MEZZOGIORNO E L’INDUSTRIA MOLITORIA

L’agroalimentare si riconferma uno dei settori trainanti del made in Italy, dopo il rapporto ISMEA per Federalimentare che analizzando i bilanci di 6400 imprese, ha valutato positivamente la capacità di reazione dell’industria alimentare italiana durante con l’emergenza pandemia da Covid-19.

Attraverso l’esame d’indicatori di redditività, solvibilità e solidità finanziaria, ISMEA ha analizzato la vulnerabilità alle crisi di uno dei settori più rilevanti per la struttura economica del Paese, che si dimostra molto dinamico, robusto e resiliente di fronte alle difficoltà: infatti, il 42% delle imprese agroalimentari italiane presenta caratteristiche tali da garantire una buona capacità di tenuta anche in situazioni di crisi shock come quella cui stiamo assistendo. A questo “nocciolo duro”, si affianca un’ampia area produttiva (36%) – definibile come “terra di mezzo” – con qualche problema di liquidità e/o esposizione debitoria che potrebbe degenerare per gli effetti dell’emergenza Covid-19. Più preoccupante la situazione del 21% del campione, “ventre molle” del sistema agroalimentare italiano, con un alto livello di vulnerabilità.

A livello settoriale, i comparti con una quota maggiore d’imprese “ad alta resistenza” sono l’industria molitoria (il 63% delle imprese ricade in questa categoria), il settore dei liquori (59%), della cioccolateria e del caffè e tè (entrambi attorno al 53%). All’opposto, il quadro peggiore si ha nei settori della birra e dell’olio di oliva dove, rispettivamente, il 38% e il 34% delle imprese si colloca nell’area più critica. A contribuire alla capacità di tenuta del sistema è anche la dimensione aziendale: più di un quarto delle imprese fino a 9 dipendenti presenta elementi di vulnerabilità (27%), percentuale che si riduce sensibilmente nelle imprese più grandi, scendendo al 9% in quelle con più di 250 addetti.

Altro segnale confortante viene dalla stima delle differenze nel grado di resistenza alle crisi a livello territoriale; nel Mezzogiorno l’area delle imprese maggiormente robuste è più ampia (45%), sia pur di poco, di quelle del Centro-Nord (42%). Interessante anche il dato sull’età media delle imprese del campione, che mostra un sistema agroalimentare basato sulla tradizione: in generale, le aziende analizzate hanno una storia di più di una generazione e sono state costituite mediamente da 26,5 anni. Di contro però, sono state le imprese sotto i 5 anni di vita a essere maggiormente interessate da un andamento positivo di fatturato: nonostante le dimensioni economiche ridotte, hanno incrementato i loro ricavi medi di oltre il 30%.

Fonte: ISMEA

Ultima modifica il Venerdì, 30 Ottobre 2020 17:42