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SMARTWORKING: CRISI PER RISTORANTI E IMPRESE DI PULIZIA
Calo del 15% sul fatturato 2020 delle imprese di pulizia, nelle quali sono impiegati 40 mila lavoratori in tutta Italia.
Lo smartworking è la misura utilizzata dal Governo per contrastare la diffusione del covid19 all’interno dei luoghi di lavoro.
I vantaggi dello smartworking sono molti, oltre alla riduzione del contatto tra persone e quindi la minor diffusione del virus, uno dei vantaggi riguarda l’ottimizzazione dei tempi eliminando la percorrenza del tragitto casa-lavoro e il risparmio a livello economico eliminando le spese per benzina, trasporti e pranzo.
La riduzione drastica della circolazione di persone ha però messo in crisi settori come quelli dei trasporti e della ristorazione.
Secondo l’Anav, l’associazione delle aziende di trasporto pubblico locale aderente a Confindustria, si è riscontrata una riduzione media di passeggeri trasportati nel periodo gennaio-agosto, rispetto allo stesso periodo del 2019, che è stata pari a circa due miliardi di unità, ovvero il 60% circa, e ci si attende, per un ulteriore calo del 30%. Questi dati significano perdite, per le aziende del settore, che potrebbe arrivare a un miliardo e 700mila euro in tutto il 2020.
Per quanto riguarda il settore della ristorazione collettiva, insieme al settore dell’horeca, rientrano tra i settori che maggiormente hanno risentito delle conseguenze derivanti dalla pandemia.
Il ministero del Lavoro stima, ad oggi, 800mila dipendenti privati in attività da remoto. Bisogna inoltre sommare a questi dato i dipendenti della Pa, per il 50% in attività da casa fino al 31 dicembre, con cui si arriva a 3 milioni e mezzo di persone in smart working.
Lo svuotamento degli uffici si ripercuote negativamente anche sui fatturati delle imprese di pulizia, nelle quali sono impiegati 40 mila lavoratori in tutta Italia: queste, infatti, stimano un calo del 15% sul fatturato 2020. L’Anip, associazione che le rappresenta, rivela che quasi tutte le associate hanno avuto problemi a causa dello stop delle imprese e dalla riduzione delle presenze nei luoghi di lavoro, compensati solo in parte dall’esplosione delle richieste di sanificazione, e sono state costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali.